Il territorio

Il Territorio

“Tutto l’orizzonte orientale era una massa di rumori. I proiettili producevano un’infinita gamma di effetti sonori: quelli da 25 libbre sfrecciavano con il rumore di una grande tenda lacerata, mentre i 4,5 e i 5,5 fendevano l’aria come treni lanciati a tutta velocità che passavano sopra le nostre teste e piombavano sull’argine. A volte il fragore diventava più aspro, come se il cielo fosse un’immensa porta d’acciaio sbattuta in faccia al nemico... Sembrava impossibile che tutto quel baccano provenisse da una fonte invisibile e si alzava lo sguardo come aspettandosi di veder il cielo lacerato e dilaniato dai proiettili di passaggio, proprio come li mostrano i disegnatori di fumetti. Ma non c’era niente, tranne la foschia e gli aerei che volavano in cerchio.”

John Ellis

The Sharp End of the War

Un territorio che cambia

Quando la guerra cancella una città e ne sposta un’altra sul lato opposto del fiume Senio.

“Intersecata da una rete di fiumi e canali di scolo, profondamente incassati tra argini alti talvolta fino a 15 metri, la pianura del Po era ancora meno adatta ad un inseguimento che non le regioni montuose che ci eravamo lasciati alle spalle. La carta topografica ce l’aveva sempre detto, ma speravamo che il nemico, sfondata la Linea Gotica, si sarebbe perso d’animo ed avrebbe fatto una corsa fino alle Alpi. Così non fece, fece saltare i ponti e oppose resistenza dietro ogni argine.”

V. Peniakoff, Corsari in jeep

 

L’errata valutazione da parte degli Alleati della Pianura padana, ritenuta sulla carta congeniale all’avanzata dei mezzi pesanti corazzati e risultata invece sul campo la palude destinata ad affondare lo slancio dell’attacco nell’autunno del 1944, portò ad un drastico rallentamento delle operazioni militari e ad uno stallo della linea del fronte per tutto l’inverno tra il ‘44 e il ‘45. 

La zona della Romagna all’epoca della guerra era un territorio caratterizzato da paludi bonificate, che i testimoni degli eventi ricordano vividamente:

“sotto le piogge autunnali, produceva il fango più glutinoso d’Italia. Inoltre la distanza che lo separava da Bologna era maggiore ed attraversata da innumerevoli corsi d’acqua che fin dal mese di settembre si gonfiarono a dismisura a causa delle piogge autunnali cadute quell’anno in anticipo”

E. Morris, La guerra inutile: la campagna d’Italia 1943-45

L’autunno e l’inverno tra il 1944 e il 1945 sono stati mesi particolarmente inclementi, le piogge sono state tre volte più abbondanti del solito. Il territorio romagnolo però non solo è difficilmente affrontabile per le condizioni meteorologiche avverse, ma si modifica in maniera evidente anche e soprattutto a causa dell’azione umana, lo stesso paesaggio cambia: i cambiamenti, spesso improvvisi e violenti, causati da eventi come bombardamenti, minamenti o allagamenti delle campagne, hanno ripercussioni anche nella vita quotidiana. I tedeschi infatti durante gli ultimi mesi minarono i campi e bucarono gli argini inondando le campagne, per rallentare l’avanzata alleata, mentre gli alleati bombardarono i centri abitati per eliminare quanti più tedeschi possibile.

Nell’inverno del 1944, il territorio segnato dal corso del fiume Senio e compreso tra Castel Bolognese, Cotignola ed Alfonsine, rappresentava un’area di grande importanza strategica in quanto attraversata da numerosi fiumi e da importanti vie di comunicazione, come la Via Emilia, la strada statale 253 detta di San Vitale e, in particolare, la strada statale adriatica n. 16 che, dopo l’allagamento operato dai tedeschi delle valli di Comacchio e Campotto nel basso ferrarese nel tentativo di restringere il territorio da difendere, rimase l’unica via per Ferrara e Padova. 

Per quattro mesi, questa zona fu segnata dalla presenza del fronte, superato con l’offensiva alleata tra il 9 e il 12 aprile 1945 che prese il nome di “Battaglia del Senio”, offensiva che, lungo tutto il corso del fiume Senio, concluse la guerra in Romagna e, nel corso di due settimane, in tutta Italia. Gli scontri di quei giorni segnarono profondamente i territori posti lungo il corso del fiume e le zone più colpite furono quelle di Alfonsine, Fusignano, Cotignola, Solarolo, Castel Bolognese e Riolo dei Bagni, in cui si registrò un altissimo numero di vittime civili a causa dei prolungati combattimenti, dei bombardamenti aerei alleati e delle numerose mine lasciate sul terreno dai tedeschi.

Tra i paesi investiti da questo disastro, i comuni di Alfonsine, Fusignano e Cotignola furono i più segnati. Alfonsine ‒ che si trovava in un punto particolarmente critico all’intersezione tra la statale 16 e il fiume Senio ‒ è tra tutti il paese che conserva il ricordo più doloroso: il centro abitato perse completamente la sua fisionomia a causa dei bombardamenti alleati e delle esplosioni provocate dai tedeschi in ritirata, e l’enormità dei danni procurati rese necessaria la completa ricostruzione del paese oltre la riva opposta del fiume Senio.

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Sally Smith
Adventurer

Il contesto in cui si muovono civili e soldati è un mondo tecnologicamente molto arretrato rispetto a quello a cui siamo abituati ora: le strade, salvo la statale 16, sono in genere strade bianche, ghiaiate – le vie sterrate un tempo erano definite “carrere”, strade carraie – e, nei mesi invernali, ormai ridotte a strisce fangose. I mezzi di trasporto sono molto ridotti nel numero – sidecar tedeschi, qualche automobile, camion militari e per il resto biciclette, spesso malandate e prive dei copertoni, sostituiti da corde, generalmente non dotate di fanale. La bicicletta era, all’epoca, una autentica ricchezza per la famiglia: agevolava gli spostamenti e consentiva di recarsi al lavoro anche in zone relativamente distanti e non richiedeva cibo e cure, come avveniva invece per cavalli, somari ed altri animali utilizzati per i trasporti.

Se già prima gli spostamenti erano resi difficili dalle condizioni delle strade e dalla penuria di mezzi di trasporto, la guerra non fa che aggravare queste condizioni, aggiungendovi minamenti e bombardamenti che hanno come primo obiettivo linee ferroviarie e le principali vie di comunicazione. Nella nostra pianura alluvionale sono presenti numerosi corsi d’acqua a breve distanza uno dall’altro ed è fondamentale servirsi dei ponti. Durante gli ultimi mesi di guerra molti ponti vengono resi inutilizzabili perché fatti saltare o minati allo scopo di impedire al nemico di muoversi agevolmente. 

Esposte in museo sono diverse rappresentazioni cartografiche del territorio ravennate, utilizzate da tutti gli eserciti in campo, a testimonianza della fondamentale attenzione che i militari riponevano in questi strumenti per riuscire a districarsi nell’ambiente vallivo.

I cambiamenti apportati dalla guerra e la presenza incontrollabile dell’acqua, a causa delle piogge, della rovina degli argini e della distribuzione delle valli, richiedevano continue descrizioni cartografiche che indicassero la profondità variabile dei fondali e gli ostacoli non visibili con il binocolo.

La conoscenza del territorio da parte dei partigiani fu uno dei motivi basilari della collaborazione con l’Esercito Alleato, che si muoveva con pesanti mezzi corazzati e necessitava di salvaguardarsi dalle insidie che non erano riportabili su una mappa.

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